Una serie di fattori influenzano il livello di rischio individuale:
- Età dai 50 anni in su
- Storia familiare di cancro al colon
- Alcune alterazioni genetiche
- Una dieta ricca di grassi e carne rossa
- Abuso di bevande alcooliche
- Fumo
- Diabete, obesità e sedentarietà
Kari Syrjänen, MD, PhD, FIAC, Chief Medical Director, Biohit Oyj
Il cancro del colon e del retto (cancro colorettale) continua a rappresentare, a livello mondiale, una delle principali cause di morbilità e mortalità per patologie tumorali., contandosi più di 1.200.000 nuovi casi e 609.000 decessi all’anno(1). I casi di CRC vengono classificati in larga parte come sporadici, e si stima che il 75% di questi si sviluppi in individui considerati a rischio moderato. Solo il 20% dei casi di CRC risulta essere riconducibile a soggetti di cui è noto un certo grado di predisposizione familiare. Il rimanente 80% riguarda pazienti con predisposizione a forme infiammatorie dell’intestino (colite ulcerosa), o portatori di una qualsiasi delle mutazioni geniche conosciute (FAP, poliposi adenomatosa familiare o HNPCC, cancro colorettale ereditario non poliposico) (2,3). Studi di controllo su casi precoci hanno dimostrato che il rischio di sviluppare un CRC è doppio tra i soggetti che avevano parenti di primo grado affetti dalla stessa patologia (4).
Allo stato attuale delle conoscenze, si pensa che almeno il 95% di tutti i casi di CRC si sviluppi a partire da fenomeni patologici precursori molto ben identificabili, come polipi adenomatosi e adenomi piatti (5). La progressività della patogenesi, che dall’adenoma evolve in cancro, è confermata da una ampia letteratura di studi epidemiologici, che portano ad affermare che il rischio di tumore intestinale è di molte volte superiore nella popolazione che soffre di sindromi di poliposi ereditaria. Agli stessi risultati sono arrivate ricerche basate sul follow-up di individui sottoposti alla rimozione di polipi per via endoscopica (polipectomia), ricerche grazie alle quali si è potuto concludere che in questi pazienti la frequenza di sviluppo di CRC si era ridotta notevolmente, dal 60 al 90% (6). Inoltre, in base a studi di controllo su casi acclarati (studi correttamente impostati dal punto di vista scientifico), è stato dimostrato senza ombra di dubbio che la rimozione di polipi eseguita in occasione dell’accertamento sigmoidoscopico si traduceva in una riduzione dell’indice di mortalità superiore al 60% rispetto alla popolazione di controllo; questi dati si riferiscono ad un follow-up durato 10 anni (7).
La struttura degli adenomi, osservata al microscopio, si presenta con le caratteristiche di un tumore benigno; gli stessi adenomi tuttavia, per i motivi descritti, vanno considerati alla stregua di segnali premonitori di un possibile CRC. Sempre in base alla loro struttura microscopica, si distinguono tre tipi di adenomi: tubulare, tubulo-villoso e villoso. La sequenza rispecchia la rispettiva tendenza dell’adenoma a trasformarsi in senso maligno. Agli adenomi sono solitamente associate lesioni pre-cancerose più o meno serie, chiamate mutamenti displastici e tra queste le forme più gravi vengono classificate come tumori locali (carcinomi in situ, CIS). Solo quando il tessuto maligno cresce infiltrando la tonaca muscolare, si parla esplicitamente di adenocarcinoma invasivo.
Riferimenti:
Vedi Bibliografia